Aneddoti della vita di Padre Antonino a cura di Maurizio.
A Dio piacendo e finchè vita mi sostiene, questa pagina sarà dedicata in futuro ad alcuni aneddoti della vita di Padre Antonino che sono sconosciuti alla biografia ufficiale. Lo chiamo Padre Antonino (in seguito per brevità P.A.) perché è il nome da lui scelto all’atto della consacrazione come sacerdote nel 1939 e, con questo nome, voglio ricordarlo, anche se nomi e forme sono soltanto illusori. Questa premessa è invece necessaria ad approfondire alcuni aspetti della sua meravigliosa personalità.
Si tratterà di un semplice ricordo che scaturisce dallo psiconastro (così lui definiva in modo molto più appropriato il subconscio), il cui strumento per attivarlo è rappresentato dalla memoria, alla quale ha sempre riconosciuto una importanza fondamentale nel cammino verso l’autorealizzazione (1). A tal proposito S.Girolamo diceva:” tantum scimus quantum retinemus” (sappiamo solo quanto ricordiamo).
Voglio rammentare che fra tutti i libri da lui scritti, ci sono i “Pensieri per la meditazione giornaliera” (4 volumi: un pensiero per ogni giorno dell’anno), i quali rappresentano una fonte inesauribile di istruzioni che ci sono rimaste anche dopo la sua dipartita. Non penso vi siano altrettanti scritti così profondi, la cui lettura possa suscitare immediatamente una intensa meditazione, una comunione immediata con lui che è stato il nostro compagno di viaggio.
Lasciatemi chiamarlo così piuttosto che Maestro, ma non sarà una mancanza di rispetto proprio perché a lui non è mai piaciuto e, ogni volta, che ho usato questo attributo mi ha interrotto bruscamente: le sue parole in proposito sono state: ”Tu sei un fiammifero; io ho solo compiuto l’azione di strofinarti contro il muro. Ti sei accesso perché eri asciutto.” Quindi pensiamo a tutti noi come tanti fiammiferi asciutti che la mano di P.A., con amore e con tanta pazienza, ha strofinato, uno per uno, per farci accendere a “L’amor che move il sole e l’altre stelle” (ultimo verso del Paradiso e della Divina Commedia-Paradiso XXXIII,145).
Poiché tempo e spazio sono soltanto convenzioni della mente, per questo ho scelto di esprimermi al presente come se tutto fosse attuale, come se tutto stesse accadendo in questo preciso istante. Socchiudendo gli occhi, tenendo ben ferma la mente nella concentrazione dello yoga, facendo scorrere lo psiconastro, tutto riemerge, tutto è vissuto con le stesse emozioni nel momento in cui viene pensato; non c’è più il passato, ma un eterno presente, una intensa comunione con il tutto che ci circonda, tutto con tutti, poiché non vi è più distinzione alcuna, non più differenze, non più “io” e “tu”, perché ci siamo liberati dall’azione di Maya (“diabolos”, dal greco colui che divide (2)).
Un altro aspetto che lo ha caratterizzato e che forse, ad un distratto osservatore, può essere sicuramente sfuggito è la sua totale avversione al clericalismo, al dogmatismo intollerante, ad una organizzazione che soffoca, all’autorità imposta dall’esterno, alla rigidità maniaca. (3)
Ha lasciato sempre a ciascuno di noi di esercitare il libero arbitrio, di accettare o non accettare i suoi insegnamenti in forte coerenza con le parole di S.Paolo “Provate di tutto e trattenete ciò che vi serve”.
In questo sta la sua grandezza! Per questo i ricercatori sinceri che a lui si sono avvicinati, proprio a lui si sono legati inseparabilmente, a lui che ci ha insegnato a sforzarci con i nostri soli mezzi, ad esercitare la nostra forza di volontà ripetendo spesso l’affermazione dell’Alfieri: “Volli, sempre volli, fortissimamente volli”.
Quante volte lo abbiamo assillato con inutili domande! Quante volte ci siamo lasciati catturare da sterili speculazioni mentali, sciupando tempo prezioso! Quante volte, sotto l’impeto del neofita, abbandonando la sua mano protettrice, ci siamo lanciati in una folle corsa sperando di bruciare i tempi! Eppur tutte le volte ci ha lasciato fare;con pazienza ci ha accolti per curare le nostre ferite, per rialzarci dalle nostre rovinose cadute dovute all’impazienza, dicendo: “La pazienza deve essere la vostra maestra, ed il tempo il vostro strumento” (4).
Continuerà sull’argomento aggiungendo “Se ti senti a disagio quando le cose non vanno come avresti voluto è chiaro segno che sei ancora lontano dalla via della perfezione spirituale… sono molti i modi sottili per iscoprire non solo le proprie imperfezioni ma anche il grado di separazione dall’Eterno, dal Sat-Cit-Ananda, dalla pace dell’essere al di là del divenire.” (5)
Più volte sono uscite dalle sue labbra le raccomandazioni di attenersi ad una regola di vita, cercando di alzarsi nel Brahama Muhurta(m) (6), essendo regolari soprattutto nelle ore dedicate alla pratica spirituale. Scriverà queste brevi istruzioni su una lavagna, istruzioni che, ultimamente, sono state trascritte su un foglio appeso alla porta della sala di meditazione del Centro. Le meditazioni e le pratiche yogiche hanno lo scopo di liberarci dalla tirannia della mente, instabile, insofferente, che salta qua e là come “una scimmia ubriaca e per di più ferita” (dalle sue testuali parole).
Ci guiderà alla comprensione dei vari stati (veglia, sogno, sonno profondo e turiya o caturtha, stato di coscienza pura o esperienza della verità ultima, quarto stato che allo stesso tempo è sottostante e trascende i tre precedenti stati comuni), così definita nella Māṇḍūkya Upaniṣad “Il quarto stato non è quello che è conscio dell’oggetto, né quello che è conscio del soggetto, né quello che è conscio di entrambi, né la semplice coscienza, né la massa completamente senziente, né quella completamente all’oscuro. È invisibile, trascendente, la sola essenza della coscienza di se, il completamento del mondo”.
Termina allora il pensiero per la meditazione di quel giorno con queste meravigliose parole “ Ci involeremo come aquile, con le ali degli angeli e, come usignoli canteremo: << Signore Ti ho visto: Rimarrò qui per l’eternità con Te solo? Mio Signore, mio Amore, mio Tutto in tutto.>> (7), facendo eco alla Bhagavad Gita “Al termine di molte vite, l’uomo che è dedito alla conoscenza a me ricorre, sapendo che io sono tutto ciò che esiste. Una siffatta grande anima è difficile da trovare” (cap.VII,19 “Dio e il mondo”).
Infine affronta e ci spiega magistralmente il mistero della morte con queste parole: “ Quando chiuderò gli occhi nel sonno della morte dove andrò allora? Non sarà nè un andare nè un venire; sarà esattamente dove mi trovo ora. Non vi sarà locomozione, ma un cambiamento di livello di coscienza. Non sarò qui o là, ma dovunque La coscienza non può morire; essa si affievolisce all’arrestarsi delle onde pensiero… Quando chiuderò le palpebre sarò libero e le operazioni nella mia mente saranno meno condizionate dall’esterno e più sottili. Ecco perché nel sonno profondo, lo stato più vicino alla morte, ci si sente felici in confronto alla alternanza di gioia e di dolore provata negli stati sia di veglia che di sogno.” (8)
Qui mi fermo perchè ciascuno potrà facilmente continuare la lettura di questa sua pagina, mentre voglio richiamare l’attenzione sul riferimento al sonno profondo, allo stato felicità che ne deriva.
Per chi è capace di sperimentarlo, quale miglior letizia può derivare al destarsi nel Brahama Muhurta(m), dopo un sonno senza sogni con l’animo tranquillo, con coscienza che nulla può turbare, con il cuore traboccante di amore verso tutti gli esistenti… ”Infinita come i cieli sia la mia compassione per gli esseri viventi …” (da una preghiera Zen).
(1) Pensieri per la meditazione giornaliera: “Il segreto della memoria” (vol IV-27 dicembre)
Pensieri per la meditazione giornaliera: “Le risorse della memoria” (vol II-23 aprile)
(2) Pensieri per la meditazione giornaliera: “La via dell’unità “ (Vol II – 25aprile)
(3) La quintessenza delle religioni – 16 Qual è il ruolo del Cristianesimo verso la realizzazione di Dio?
(4) “Una rosa non sboccia in un giorno” (Krishnamurti)
(5) Pensieri per la meditazione giornaliera: “La perturbazione mentale e l’inquietudine” (Vol III – 21 Luglio)
(6) Letteralmente:” l’ora del Signore”, un’ora della durata di 48 minuti, cioè un trentesimo preciso del giorno; per inciso 3 è il numero che contiene prima tutti i numeri; è il numero perfetto così come i suoi multipli. Tale ora viene collocata fra le 3,30 e le 5,30 del mattino ed è la migliore per comunicare con Dio, in quanto è più bassa l’interferenza delle onde cerebrali, ovviamente nel meridiano dove si vive. Infatti in quell’ora la maggior parte delle persone dorme e quindi non può disturbare con le proprie onde pensiero
Pensieri per la meditazione giornaliera: “Legge e ordine” (Vol.II – 24 luglio)
(7) Pensieri per la meditazione giornaliera: “L’amore Universale” (Vol.III – 7 luglio)
(8) Pensieri per la meditazione giornaliera: “Quando chiuderò gli occhi nel sonno della morte” (Vol.III – 30 settembre)
grazie Maurizio, e bellissimo poter conoscere il Padre anche tramite le tue parola