Fa di te un isola; lavora sodo, sii saggio! Quando le tue impurità saranno eliminate sarai libero da colpa, entrerai nel regno celeste degli eletti. La tua vita sarà giunta alla fine, sarai giunto vicino alla morte; sulla strada non hai dove riposare, ne provviste per il viaggio.
Dhammapada XVIII
Il Sé conoscente non è nato, né muore mai; non è sorto da nulla e nulla sorge da esso; l’Antico non ha nascita, è eterno e imperituro; non è ucciso, anche se è ucciso il corpo… Il saggio che conosce il Sé quale incorporeo entro i corpi, immutabile frammezzo alle cose mutevoli, grande e onnipresente, non si duole. Quel Sé non si ottiene con i Veda, né con l’apprendimento né con molto studio. Colui che sceglie il Sé Lo potrà raggiungere. Il Sé sceglie il corpo come suo proprio, ma chi non si è innanzitutto distolto dalle proprie malvagità, che non è tranquillo e mansueto, o ha la mente inquieta non otterrà mai il Sé neppure con la conoscenza.
Kata Upanisciad
Sapete abbastanza bene che quando si partecipa ad una gara di corsa, la corsa è per tutti, ma il premio è per uno; correte, allora, per vincere. L’atleta deve controllare i suoi appetiti, e lo fa per vincere una corona che svanisce, mentre la nostra è immortale. Così non corro la mia corsa come chi dubita sulla sua meta, e non combatto come chi sciupa i suoi colpi nell’aria. Io percuoto il mio corpo, e la faccio mio schiavo; se no, io che predico agli altri mi rendo un inutile reietto
I Corinzi, IX, 23-24
DAL LIBRO – ESOTERISMO MONASTICO – CAPITOLO XIX
Inserito da Tommaso discepolo di Padre Anthony