L’ulivo di Padre Antonino e lo psiconastro

In quel tardo pomeriggio di circa quarant’anni fa, nel giardino dell’Hotel Europa (1), per la prima volta ho appreso cosa fosse lo psiconastro, efficace e potentissimo registratore nel quale tutto viene fissato in forma indelebile.

La lettura dello psiconastro ci aiuterà molto a conoscere noi stessi, rimandandoci l’immagine di quello che realmente siamo e non quello che, erroneamente, crediamo di essere. Il corpo che altro non è che un mucchio di polvere si dissolve al sopraggiungere della morte fisica, ma la mente, i pensieri, i desideri, le parole e le azioni tutte perdurano indelebilmente fissati nel suo psiconastro.

Esso ci guiderà nel ripercorrere tutte le tappe della nostra vita, per meglio comprendere le nostre azioni, cioè le cause dalle quali dipendono gli attuali effetti.

 

“Sono le nostre azioni a mettere in movimento la legge della causalità, ma finchè queste non siano compiute il Karma è solo allo stato potenziale”.  “Tutto è li” continua Padre Antonino “ Il prezzo del biglietto che dobbiamo pagare per gli errori che commettiamo o che abbiano commesso con i nostri pensieri, le nostre parole, i nostri comportamenti passati. Quando entra in azione il nostro egoismo allora produciamo le azioni che provocano la legge del Karma, con le conseguenze di gioia e dolore a seconda che esse siano state buone o cattive. E’ la legge del karma a regolare tutto ma è possibile elevarsi al di sopra di questa legge trovando rifugio in Lui, uccidendo il nostro ego e rinunziando a tutti gli attaccamenti al mondo di Maya”

Terminerà aggiungendo “Nihil nisi Te Domine” il mantra dell’Aquinate, ripetuto spesso in molti dei suoi libri, per ricordare che tutto è nelle sue mani e da parte mia provo a dire: “E’ un po’ come il motto dei Templari: Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam”.

 “Altrove sta scritto” continua lui “Al termine di molte vite, l’uomo che è dedito alla conoscenza a me ricorre, sapendo che io sono tutto ciò che esiste. Una siffatta grande anima è difficile da trovare” (2).

Ora al sopraggiunger della sera nella “…ora ch’a naviganti intenerisce il core…..” (Dante), volgendosi verso l’orizzonte là dove, dopo il calar del sole, non c’è più differenza fra la terra ed il cielo, dirà “ Ora non parliamo più. Restiamo in silenzio”. Sarà il veloce rientrare di uccello che si affretta al suo nido a fargli mormorare ancora “Ecco guarda, gli uccelli: essi non mangiano ne volano dopo il calar del sole, Obbediscono ad una preciso istinto, ad una legge di natura che è così perfetta come perfetto è tutto il creato”.

E’ il silenzio della sera incipiente o le sue parole a far si che d’improvviso tutto taccia, che i pensieri si spengano come una lucerna dove più non brilla fiamma, perchè l’olio è stato tutto consumato?

No! E’ la calma interiore che sopraggiunge quando ci si ferma per trovare il nostro centro Divino come più volte ci ha raccomandato:“….stai  fermo, respira profondamente e fissa la tua mente su quel punto nel quale solitamente puoi ritrovare la calma dell’Infinito. Dimentica il tuo corpo perché non è il tuo IO; questo è solo la tua consapevolezza”.

Quando questo avviene allora diveniamo capaci di vedere dentro di noi, di sondare l’infinito che è in noi, microcosmo che contiene il macrocosmo (3), due concetti che rimandano ad un realtà che di per sé costituisce un insieme indivisibile, una unità dove le parti (il microcosmo) sono in rapporto ad un tutto (il macrocosmo).

Come diceva Vivekananda dobbiamo avere il coraggio di “……tuffarci dentro di noi, alla ricerca della perla più preziosa che esista ma, se riemergendo per riprendere fiato non avremo trovato la perla, non prendiamocela con l’oceano ma con noi stessi che non siamo stati capaci di tuffarci abbastanza profondamente.”

Così nel cielo fattosi trasparente, color della perla, allora come ogni altra sera ecco apparire la prima stella: Venere, luminosa come non mai, così vibrante che par che respiri, quasi a portata di mano, avanguardia di un successivo esercito di stelle che sopraggiungerà al calar della  notte.

Ma tutto questo mondo e questo cielo stellato, di ora e di sempre, sono irreali ed illusori; la sola realtà è il Brahman: “..quando il Brahman dorme il mondo non c’è, non esiste alcuna mente individuale per percepire questo mondo oggettuale. Quando il Brahman sogna appaiono il mondo fisico e mentale. Quando il Braham si sveglia a se stesso, esiste solo il Bhrahman, senza nessun mondo salvo che lui.” (sta scritto in suo libro). E questo stesso accade anche nell’esperienza umana.

Al terminar di quel giorno, particolarmente caldo, dirà di andare a dormire  fra i rami di quell’olivo, nell’angolo estremo del giardino dell’albergo, olivo i cui rami per una bizzarria di natura si sono composti a forma di culla. L’ulivo è ancora là anche se, per il tempo e le successive potature, ha perso molto della sua originaria forma.

Ma non è l’ulivo ad essere importante, bensì i ricordi che è in grado di suscitare; ma, ancora, non è lui l’ulivo ad accenderli ma è sempre, solo è unicamente il nostro psiconastro, ogni qualvolta ci volgiamo all’interno, ogni volta che concentriamo la nostra mente in quell’unico punto del nostro cuore che è Essenza, Onniscienza e Felicità Pura: Sat-Cit-Ananda.

 

Possano allora questi ricordi che riemergono dallo psiconastro, aiutarmi ed aiutare tutti a comprendere meglio i suoi insegnamenti;  possano risvegliare nel cuore di tutti quelli che lo hanno conosciuto la consapevolezza che tutto è dentro di noi, che il regno di Dio è dentro di noi, come ripeterà spesso ricordando le parole del Signore Gesù “Il regno di Dio, non è qua, non è la è dentro di voi

Possano tutte le parole che abbiamo udito durante questi lunghi anni, possano tutte far si che ogni cellula, ogni più piccola particella del nostro cuore siano impregnate del suo amore per il creato e quindi del Brahman immanifesto, che in esso si manifesta.

Possiamo noi tutti ogni notte, sotto un manto di stelle, riascoltare nel sommesso mormorio del vento, che sembra parlarci tra le fronde degli alberi, le sue parole che erano per noi come la fresca acqua che scende a bagnare un terreno assetato.

Possiamo nel tempo, che ancora ci è stato dato in sorte, aver sempre nella mente i suoi insegnamenti; possa il suo spirito essere sempre presente a suggerirci la giusta strada, di fronte alle difficoltà della vita pur sapendo che tutto è già dentro di noi, come lo è sempre stato: quella sera tranquilla, quel giardino, …….ed infine lui Padre Antonino che è venuto dall’India che abbiamo incontrato in Assisi, perché così era scritto, così doveva avvenire, perché sicuramente ci eravamo già incontrati in una precedente vita, noi tutti che siamo compagni viandanti su questa strada alla ricerca del Brahman.

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(1) Dove Padre Antonino era alloggiato, quando veniva in  Assisi, per gentile concessione del nostro fratello Ezio Mancini.

(2) B.G. Cap. VII, 19 “Dio e il mondo”.

(3) Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per adempiere i miracoli della cosa una” Tavola smeraldina di Ermete Trismegisto, padre di tutti i filosofi.

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