Padre Antonino (Anthony Elenjimittam) Centenario – 22 Giugno 1915 – 22 Giugno 2015

Un secolo fa nasceva un uomo in un paese assai lontano eppur così vicino, un uomo molto speciale; “Il grano da mietere è molto ma i contadini sono pochi. Pregate perciò il padrone del campo perché mandi molti contadini a mietere la sua messe.”(Luca, 10-2)”.

Lui, appunto, sarà uno di quei pochi contadini, un mietitore di anime che condurrà a conoscere, Dio, Yahweh, Brahaman, Allah, “Colui che parla in silenzio” (da “La voce del Silenzio” – Blavatsky).

Molti, in passato, gli hanno chiesto quale fosse il significato del suo cognome “Elenjimittam” e lui risponderà: “un cortile con un pino” [1]. Sarà il destino che, proprio sotto un olivo (anche se non proprio un pino ma pur sempre un albero), in una sorta di cortile (il giardino recintato dell’Hotel Europa), d’estate, noi ascoltavamo i suoi insegnamenti. Poi, al sopraggiungere della sera “era già l’ora che volge il disio ai navicanti e’ntenerisce il core……” [2], all’improvviso, dopo molto parlare ci diceva ”ora facciamo silenzio e osserviamo il tramonto” in quella vasta pianura di Assisi, quel tramonto del quale era immensamente innamorato.

Che cosa si può dire di nuovo che non sia già stato detto? Come si può evitare l’errore di cadere nel tranello di una ennesima biografia? Come si può descrivere con parole umane “Colui il cui se ha raggiunto l’armonia dello Yoga, pensa il Sé in tutti gli esseri e tutti gli essere nel Sé, dappertutto egli vede nello stesso modo” (Baghavag Gita- Cap.VI- 29)?

Ecco allora che la mente si tace perché incapace di trovare le giuste espressioni, rimane in silenzio assorbita nel dolce pensiero di questo piccolo (eppur grande) uomo che racconta una storia affascinante, che parla al cuore, che narra di un viaggio comune a tutti gli esistenti, che dura una vita,  nel quale si fa esperienza e dal quale si devono saper trattenere gli insegnamenti e farne tesoro per non sbagliare più, se no……..”ci sarà l’esame di riparazione” (come è solito ripetere a tutti quelli che lo hanno avvicinato).

Sono i suoi scritti che meglio di tutto, ci parlano di lui, del suo insegnamento, che è sempre eterno e mai non cambia, ispirato ad una fratellanza cosmica “Ut omnia Unum sint”; “Possa il cielo concederci la visione e la realizzazione del Sé cosmico indivisibile e della nostra identità con Esso” (da la prefazione a “La religione delle religioni”. 26 gennaio 1982-  Bombay).

Alla diffusione di questo messaggio, quello della fratellanza spirituale fra le genti e le culture, quello delle profonde radici della Filosofia Perenne e la Religione dell’Uomo dedicherà ogni attimo, ogni respiro della  sua vita [3], proprio da quella cittadina che è il suo secondo paese di nascita: “ Non dica Ascesi, ché direbbe corto ma Oriente se proprio dir vuole“ [4]

 

Quali parole più belle, allora, per chiudere questi pensieri, così fuggevoli  come il battito d’ali di una farfalla”, che ci hanno trasportato indietro nel tempo: “Perdonaci ogni offesa, peccato ed errore in opere ed omissioni nella nostra vita passata, cancella tutti i nostri debiti attraverso questa Gnosi luminosa, questa Santa Comprensione, tramite la quale potremo vedere e discriminare Te in tutti gli esseri di questa terra [5]……Conducici, o Padre, in salvo entro la nostra Celeste Dimora di Beatitudine, Pace, Gioia e Amore. Amen” (da “Ecumenismo Cosmico”).

Padre Antonino, oggi noi tutti siamo nati con te.

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[1] Anticamente la famiglia cui apparteneva Anthony Elennjimittam  possedeva un cortile nel cui centro vi era un enorme pino. In lingua malayalam “Mittam” o “Muttam” vuol dire cortile e “Elenji” significa pino.
[2] Dante – Purgatorio canto VIII – Preghiera della sera
[3] negli ultimi tempi da una stanza d’albergo gentilmente concessagli dal nostro fratello Ezio Mancini già conduttore dell’Hotel Europa in Assisi.
[4] Dante – XI Canto del paradiso
[5] Non son dunque le stesse parole della B.G. di poc’anzi?