Quella mattina del 5 ottobre del 2011, quando da Torino ci telefonò Albina per informarci che, nella notte, l’amato padre ci aveva lasciato, la prima reazione della mente fu quella di non recepire la notizia, come se quella parola “è morto” non fosse mai stata pronunziata, come se fosse stata intellegibile.
Proprio allora si avvertì più che mai la sua presenza in noi, come se fosse entrato proprio in quel momento per salutarci, per rassicurarci che in realtà era avvenuto solo un cambio di coscienza.
Che cosa disse Sri Yukstevar, al suo discepolo Yogananada, apparendogli dopo la sua morte: “tu hai seppellito un corpo di sogno in un mondo di sogno”.
E allora perchè invece non ricordare altri sogni più belli, i pomeriggi trascorsi a meditare insieme, le sere a condividere con i gruppi che venivano a visitarlo, i silenzi improvvisi al tramonto del sole?
Dipenderà da ognuno di noi scavare nei propri ricordi per cercare quello più bello e, grazie alla intensità della memoria, quello che riesce a trasformare la tristezza in una sensazione di amorevole commozione dove le lacrime si arrestano e, piano piano, il cuore si riempie di consolante amore al pensiero che siamo tutti uno.
Ciascuno sicuramente troverà negli spazi infiniti del proprio cuore la maniera più bella per ricordarlo; questa è sicuramente la miglior formula di commemorazione perché nasce dall’interno di ognuno di noi e non viene pronunciata dall’esterno.